L’estetica si unisce all’etica, l’arte alla vita. Poiché il dibattito artistico odierno è ancora innegabilmente debitore della rivoluzione delle avanguardie, il tema proposto dalla prima edizione del premio APP Art Prize Pallavicini risulta ancora di stringente attualità, tanto da aver richiamato numerosi artisti italiani e internazionali: la Vita e come l’Arte la influenzi e ne sia influenzata con l’invito a misurare la vita intesa nella sua dimensione intima e collettiva, in relazione allo spazio e al tempo, nelle sue diverse forme ed espressioni, dove quello che conta è il percorso dell’opera e dell’Artista che l’ha concepita. In un caleidoscopio di soluzioni linguistiche (dalla nitida narrativa alle soluzioni aniconiche, all’iperrealismo) e tecniche (pittura, arazzo, fotografia, assemblaggio…) le opere selezionate affrontano ogni possibile aspetto del vivere, rappresentando l’uomo e i suoi stati d’animo (dolore, inquietudine, serenità…), il suo guardare alla realtà con ironia, con senso di attesa o con la volontà di andare anche oltre tramite un anelito spirituale; per molti artisti la vita trascorre attraverso gli oggetti del quotidiano, che da banali strumenti d’uso si fanno portatori della lirica dell’esistere.
Ricorre frequentemente anche la ricerca sul rapporto consapevole con la natura e con l’ambiente, sull’intervento in essi dell’uomo (dalle armonie dell’architettura, alle invadenze dell’industria e della tecnologia), sulla città come luogo privilegiato dell’aggregazione. Non manca tuttavia l’eterno incanto per le bellezze naturali, ritratte nella loro delicata opulenza e indagate sia nelle microscopiche evoluzioni formali della loro costituzione chimico-matematica sia nell’incalcolabile grandezza dell’universo. Un infinito che l’uomo ha tentato di imbrigliare con la geometria, di trasformare con l’ingegneria, di armonizzare con la musica (tutte discipline variamente raffigurate): ma il reale evolve costantemente e l’unico modo per fermare in un attimo infinitesimale questo inarrestabile fluire è l’arte con la sua essenza di doppia riflessione dinamica. Non si tratta solo infatti di un pensiero temporaneo dell’artista fissato in un’opera, ma di tutto il flusso di idee, interrogativi, scoperte che essa può generare nell’osservatore, dell’incontro tra l’arte e la vita e di come (citando nuovamente il testo del bando del premio) l’Arte la influenzi e ne sia influenzata.
Ogni opera presentata è in grado di attivare questo processo, poiché nell’arte i sentimenti, le attitudini del singolo si trasfigurano attraverso le opere in universalità. Un’universalità che senza distinzione accoglie e raccoglie, anche grazie alle avanguardie poc’anzi ricordate, tutte le conoscenze umane. Non deve sorprendere quindi che sia stato Marcus Du Sautoy, professore di matematica all’Università di Oxford, a sintetizzare con adamantina chiarezza un concetto fondamentale: Dalle grotte di Altamira alla Serpentine Gallery, l’arte ha la capacità di legare gli individui in un gruppo, rivelando la risonanza tra il nostro personale codice umano e quello degli altri.
(testo a cura di Claudia Andreotta)